Oggi come vedi il mondo della notte italiana? Ci sono delle situazioni che hanno il potenziale di essere ricordate negli anni?
D.N.: Resiste ancora un Cocoricò (ha saputo aggiornarsi) anche se manca l’animazione e la regia di un tempo, si punta solo sulla tecnologia e sulle star della consolle (a suon di soldoni). Mi piacerebbero più fantasia e idee, diciamo: sogno. Non amo le situazioni glamour con i soliti vip seduti ai tavoli a sbocciare (magari gratis) e il pubblico in cerca di autografi e selfie. Amo le serate “free” semplici anche con un buon pubblico variegato e assolutamente non catalogato, intendo come dress-code o come target di pubblico (magari sulla spiaggia al tramonto). Da noi vengono organizzati eventi estemporanei del genere come al Bikini, al Bikibay (per giunta con organizzazioni capitanate dallo stesso Cocoricò).
Per i gestori delle discoteche il gioco vale ancora la candela?
D.N.: Ripeto, prima eravamo noi a inventare scenografie e personaggi, ora li importiamo. Così per guadagnare centomila euro se ne spendono ottantamila per invitare David Guetta o Bob Sinclair o chi per loro. E poi, per una discoteca come il Cocoricò che funziona, ce ne sono tante altre che devono chiudere, o che non se la passano molto bene.
prima eravamo noi a inventare scenografie e personaggi, ora li importiamo. Così per guadagnare centomila euro se ne spendono ottantamila per invitare David Guetta o Bob Sinclair o chi per loro. E poi, per una discoteca come il Cocoricò che funziona, ce ne sono tante altre che devono chiudere, o che non se la passano molto bene.
Si chiude perché la gente preferisce i locali sulla spiaggia?
D.N.: Non credo alle discoteche sulla battigia. E poi oggi chiude anche chi fa il pieno, colpa delle troppe leggi all’italiana. Regole restrittive sulla tassazione, ad esempio, che costringono i gestori a contrattualizzare baristi e addetti alla sicurezza per più ore di quanto realmente ne lavorino, contributi e simili per ballerini, scenografi, pr, organizzatori e lavoratori in genere che non hanno ancora un quadro preciso nell’organico retributivo e di tassazione della notte.
Vedi una soluzione?
D.N.: Non lo so, certo bisogna investire di più sulla promozione, su format nuovi, si è smarrito proprio il concetto di divertimento che non sono soltanto bere e il dj all’ultimo grido.
E poi il design: una volta l’innovazione partiva già nel come lo disegnavi un locale. Penso alla piramide del Cocoricò o alle sei colonne della Baia Imperiale, il lampadario del Pascià, le astronavi dell’Altromondo Studios, armonizzare il tutto con scenografie specifiche per notti evento, dove al pubblico è chiesto di partecipare attivamente, per esempio con un costume a tema.
Da lì toccherebbe ripartire, anche se so che non è facile, magari sarebbe buono incominciare a farsi sponsorizzare coerentemente da marchi. Oppure bisognerà che i cosiddetti “imprenditori della notte” imparino davvero a fare gli imprenditori e a diversificare, capire le tendenze, o semplicemente aggiornarsi. Forse molti si sono trovati in pieni anni 80, grazie alle circostanze favorevoli, con un “giocattolo” tra le mani troppo grande per loro, che poi si è rotto e non sono stati in capaci di aggiustarlo. Che gli imprenditori della notte non trovino più la loro identità è cosa risaputa e che le discoteche vivano una profonda crisi è già stato detto. Ristrutturazione e caraterizzazione sono la risposta. Forse qualcuno non sa nemmeno di cosa sto parlando. Le discoteche esisteranno sempre. E molte, ciclicamente, saranno sempre in crisi. È vero che esistono alti e bassi. Sicuramente oggi c’è voglia di natura, quindi di spiagge e parchi. Idee alternative alle solite discoteche fanno sempre gioco e oggi vincono. Ma quello che dà una discoteca è un prodotto diverso. A Ibiza le discoteche sono solo 5 e sono le stesse da 30 anni, tutti ne parlano e sono conosciute in tutto il mondo. I prezzi sono altissimi, e nessuno si lamenta, la trasgressione di cui si parla è molto controllata.
A Ibiza le discoteche sono solo 5 e sono le stesse da 30 anni, tutti ne parlano e sono conosciute in tutto il mondo. I prezzi sono altissimi, e nessuno si lamenta
Ma la pubblicità di Pacha, Privilege (il locale più grande del mondo) e Space, o addirittura Amnesia e il DC 10 sono nei tour operator di mezzo mondo e nei più autorevoli tabloid del pianeta, negli aeroporti di Londra, Parigi, New York ecc. Da Ibiza decollano in questi giorni qualcosa come 490 voli al giorno.
Oltre agli anni 60 di Buscaglione, Mina, Celentano ecc. la rinascita è arrivata con le mucillagini. Ci pensate se domani si spaccasse al largo di Rimini una di quelle petroliere vecchie che da Marghera transitano per il Mediterraneo? Questi sono problemi e nessuno ci pensa mai! Prevenire è sempre meglio che curare. E la repressione, soprattutto ai giovani non serve e non è educativa. È sempre stato cosi?
Ci spieghi meglio?
D.N.: Chi oggi viene in vacanza a Rimini, trova le stesse cose di vent’anni fa. A volte anche più invecchiate, e assolutamente non tenute in modo efficiente come allora.
Cosa manca rispetto agli anni d’oro della Riviara?
D.N.: Mancano le idee, la spettacolarizzazione dell’evento. Una volta pagavi il biglietto per comprare un sogno, ora si riduce tutto a un mucchio di teste, numeri senza spettacolo. Non si costruisce più nulla. Inoltre oggi bisognerebbe lavorare di più sulla specificità, l’accoglienza, la precisione nell’offerta.
Nel tempo libero, quali sono i locali che frequenti con piacere?
D.N.: Più di tutto amo i party nelle grandi ville. Poi sicuramente i lounge bar nelle hall degli hotels, i teatri trasformati in disco bar, i locali arredati con pezzi vintage, qualche discoteca dal sapore originale, sia che sia di design o assolutamente underground. In Italia amo il Plastic a Milano, il Cocoricò a Riccione, il Tenax a Firenze, ma penso che il locale più folle e che amo resterà ancora per un po’ il DC10 a Ibiza, estate, pazzia, gente e musica travolgente. Odio i locali leccati e quelli copiati da altri che sono già arrivati al successo, quelli che non hanno niente di personale e ovviamente tutti i locali etnici, ne ho visti veramente troppi.
Chiudiamo con tre canzoni per te simboliche dalla Riviera
D.N.: La musica è importantissima per catalogare sensazioni, a volte più delle fotografie, almeno per me. Te ne cito almeno 4, se no non avrebbe senso, anzi 6! “The More I Get, The More I Want” di Teddy Pendergrass, il disco Byblos più bello di sempre! E “Slave to the rhythm” di Grace Jones, forse perché l’ho sentita cantare da lei dal vivo più volte, insieme a “Relax” dei FGTH, i due colossi degli anni 80 remixati da Trevor Horn (mitico dj e produttore mio ospite più volte nelle serate al Cocco e al Byblos). “Figli delle stelle” di Alan Sorrenti che alle 7 di mattina dava la buonanotte al Byblos (il dj era Massimino Lippoli) e soprattutto “Lovin’ You” di Minnie Riperton nella versione remixata dagli ORB che veniva lanciata come ultimo disco (con sole alto sul pubblico) prima da Gianni Parrini e poi da Cirillo al Cocoricò dal 1990 al 1993. Adoro anche “Sueno Latino” di Carolina Damas e “Your Love” di Frankie Knuckles! Mi fa subito pensare a quegli anni e a quelle pazze notti d’estate…