Flyer Matmos Linea

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Underground fluid called Matmos

Il racconto del sociologo del divertimento Roberto Piccinelli sull'idea di one-night di Marco Tini: la nascita del Matmos

a cura di Roberto Piccinelli

Marco Tini ed io ci conoscemmo nella seconda metà degli anni ’80. Ovviamente, di notte.
Quando, fuori dai locali, amavamo perderci in discorsi sulle esigenze di rinnovamento
della nightlife. E sulla necessità di permeare gli appuntamenti danzanti di un substrato
culturale. Magari, di matrice pop, perché più facilmente comunicabile. Ogni serata, ogni
evento, ogni one­-night andava giustificata, spiegata e raccontata. Perché il prossimo
doveva avere sufficienti motivi per parlarne con i suoi simili. A forza di domande e risposte facevamo l’alba. Proprio come quella volta, quando Marco mi anticipò l’idea della sua nuova scommessa. Si sarebbe chiamata Matmos. Perché voleva strizzare l’occhio a Barbarella, cult­movie di Roger Vadim, datato 1968. Perché l’interprete, Jane Fonda, era la prima donna sexy dello spazio, degna erede della precedente serata di successo di Marco, Sin (Peccato), in scena al Carisma di via Santa Maria Segreta.

Perché Marco, al Primadonna (inteso come club), ci aveva lavorato davvero, qualche anno prima. E perché Matmos era una sostanza che nel film influenzava la vita degli abitanti della futuribile città di Sogo, ma che lo avrebbe dovuto continuare a fare anche nella Milano di allora. Una sostanza che nella versione inglese della trama suonava assai bene: Underground fluid called Matmos…. Nemmeno a dirlo, il locale ospitante avrebbe dovuto gravitare sotto terra. Ed il fluido non avrebbe potuto esimersi dal trasmettere energia musicale. Ci avevamo perso qualche ora, ma tutto filava alla perfezione. Tutte le domande, anche quelle volutamente traboccanti di non-sense, avevano una risposta.

Potevamo andare a dormire. Marco tornava a casa con la legittimazione del suo nuovo gioiello. Che, purtroppo, si godette poco. Perché il colpo di sonno di quella mattina privò la nightlife di un art director lungimirante ed il sottoscritto di un amico con cui argomentare fino allo sfinimento. Appresi la notizia a Riccione, in viale Ceccarini, poche ore dopo. Mi ritrovai a girare avanti ed indietro per un luogo della movida italica ed a parlare a voce alta, cercando uno, cento, mille perché, come se Marco fosse ancora lì, al mio fianco. Era giorno, ma per me fu subito notte.