Pastaboys e le Due Torri di Bologna

Pastaboys e le Due Torri di Bologna

Pastaboys

Se Bologna è entrata nella mappa del clubbing italiano è dovuto anche a tre ragazzi accomunati, dalla passione per il divertimento, i dischi e la musica in generale. Dino Angioletti, Rame e Uovo aka i Pastaboys si raccontano a partire dall'originalità del loro nome fino alle prospettive future.

Dino Angioletti, Uovo e Rame: la triade della Romagna o il tridente del clubbing romagnolo. 20 anni di Pastaboys e quello che si prova sentendo la loro storia, non è tanto la nostalgia, quando invidia perché oltre alla genuinità della loro all’amicizia c’è la condivisione da attori protagonisti, ma anche da festaioli (clubber è un termine troppo contemporaneo), del momento di miglior splendore dell’intrattenimento nostrano.
Amanti della loro città con la musica e i loro dj set in giro per l’Italia sono riusciti a disporre Bologna nella mappa del clubbing italiano. Ringraziamoli celebrando i loro ventanni di carriera al Magnolia e leggendo la loro storia.

 

Chi sono i Pastaboys prima di diventare i Pastaboys? Cosa facevano i Pastaboys prima di fare i Pastaboys?
RAME – I Pastaboys prima dei Pastaboys erano tre ragazzi con un forte legame in comune per la propria città, Bologna, innamoratissimi del giradischi ovviamente. Ci  incontravamo sempre al solito posto: un negozietto del centro Record 66, c’era competizione c’era rispetto  soprattutto c’era il desiderio di vedere Bologna nella mappa delle città importanti. Siamo nati così tutto il resto è successo talmente in fretta da non capirci niente, ancora oggi siamo qui a farci delle domande: siamo bravi o abbiamo avuto culo?

Come mai la decisione di un nome così italiano?
RAME – Quando iniziammo a fare i primi dischi per la Irma Records alcune recensioni in Inghilterra parlavano miracolosamente di noi e di spaghetti house in quel periodo avevamo già usato diversi nomi, ce ne serviva uno definitivo e volevamo che facesse capire la nostra provenienza Pastaboys era perfetto.

PASTABOYS-recensione

 

Pastaboys al Link di Bologna in via Fioravanti
Pastaboys al Link di Bologna in via Fioravanti
Come vi siete conosciuti?
RAME – Io e Uovo vicini di casa, stesso quartiere stessa discoteca il sabato pomeriggio l’Euforia stessa sala giochi stessa squadra di calcio, diversa sponda cestistica e questo era un vero problema. Dino è venuto a salvarci.

 
Com’era Bologna quando vi siete incontrati per la prima volta? Che locali e situazioni c’erano?
RAME – A Bologna all’epoca c’erano molti locali il Kinki, il Matis,il Vertigo, l’Art e si vedevano i primi centri sociali il primo Link, il Livello 57 ,l’isola nel cantiere… C’era un fermento pazzesco noi sfruttando la residenza d Dino riuscimmo a mettere in piedi al Kinki la nostra prima serata di venerdi, si chiamava Club of Heroes il primi due ospiti furono Barbara Tucker e Kerri Chandler con cui era già nata una bella amicizia.

 
Ognuno di voi come si è avvicinato per la prima volta al mondo della notte?
Dino – Al Kinki ho visto lavorare per la prima volta dal vivo un dj e da appassionato di musica ho pensato che era il miglior modo per poter esprimere questa passione.

Rame - Mio padre faceva il dj e io volevo diventare un interprete, avevo altri progetti insomma ma la consolle è femmina… mi sono innamorato, non ho più voluto fare altro.

Uovo – Da molto piccolo avevo dischi di mio fratello in camera di fianco al letto, un giradischi di legno e gomma, mi piacevano, li ascoltavo e li toccavo come se fosse la cosa più naturale che un bimbo di 14 anni potesse fare. Poi dopo qualche anno per puro caso mi portarono in locali dove un ragazzino di 16/17 anni non avrebbe mai scelto di andare spontaneamente…Ethos Mama Club e Vae Victis, la musica era strana, non comune, e da li mi appassionai al djing e da allora nulla è più cambiato se non il colore della mia barba.

 
Qual è stato il primo locale dove avete suonato singolarmente quando non eravate ancora Pastaboys e qual è stato il primo locale dove avete suonato tutti e tre insieme? Che locale era?
Dino – Il mio primo locale è stato il Kinki Club di Bologna.

Rame – Il mio primo locale e’ stato il Vertigo a Bologna il secondo doveva essere il kinki ma Dino mi fece il posto, fui poi assunto a gettone all l’Hollywood di Milano.

Uovo – Iniziai alla domenica e al sabato pomeriggio (con Rame) a Bologna all’Euforia che era il locale che freuquentavamo abitudinariamente, poi dopo un paio di anni di gavetta un mercoledì sera mentre suonavo ad una serata underground, l’Open House all’Art, ebbi la fortuna di essere ascoltato da il proprietario del Peter Pan in persona, Gianni Nistico, e per una serie di coincidenze e avvenimenti mi chiese se potevo fare un provino (allora esistevano) a Riccione. Ero uno dei Resident più giovani e acerbi della riviera ma fui bravo e fortunato, da quel periodo il mio nome iniziò sentirsi in giro e io iniziai a guadagnare il rispetto di colleghi e addetti ai lavori. Prese il ruolo di ricky montanari che ritornava all’Echoes, che riapriva, e mi ritrovai a lavorare con i resident che erano Dave Piccioni, Renzo Masterfunk e tra gli altri anche Kid Bachelor.

La prima volta tutti e tre assieme è stata ad un party Folies de Pigalle.

 
Da Bologna è un attimo ad arrivare a Rimini, Riccione, Cattolica, Misano ecc… come avete vissuto la Riviera Romagnola come dj e magari anche come pubblico?
Rame – Io e Uovo ci siamo ritrovati a lavorare insieme al Peter Pan, un sogno! Eravamo dei bambini, abbiamo vissuto la riviera fin dai primi anni 90 l’abbiamo abitata insieme a tutti gli altri dj che ne hanno fatto la storia ci siamo cresciuti, in tutti i sensi, mi viene difficile parlarne in poche righe abbiamo suonato da soli in coppia e poi tutti e tre insieme… all’Echoes, all’Ethos Mama Club, al Pascià, al Cocoricò, al Dadada prima che diventasse Prince, poi quindi al Prince al Byblos, al Club dei 99, alla Villa delle rose, al Paradiso… è stato un periodo irripetibile ne abbiamo davanti altrettanto belli (spero) ma quello non si può ripetere.

Echoes Wall Liz
Echoes Wall Liz

Uovo – Rame ha già detto molto, mi limito solo a dire che mi ritengo fortunato ad aver vissuto e ad avere anche solo in piccola parte contribuito assieme ai miei soci nello scrivere una pagina importante del suono e dei rituali della riviera.

 
KINKIPASTAC’è un locale a cui vi sentite particolarmente legati? Perché  proprio quello?
Dino – Forse il periodo in cui avevamo tutti e tre la residenza del Kinki, lo sentivamo molto “nostro” musicalmente, gli avevamo dato una linea sonora molto personale.

Rame – Il Kinki è stata la nostra casa come lo è stato il Black Box a Ferrara in tempi diversi, personalmente sono molto legato anche all’Echoes sia come dj che come frequentatore.

Uovo – Be’ sicuramente Kinki e anche Echoes.

 
Visto che l’avete vissuta: vi va di farmi una panoramica della scena house degli anni 90 suddivisa per Nord, Centro e Sud d’Italia?
è semplice a Jesolo e in veneto comandava la Triade (Leo Mas, Gemolotto, Fabrice). In Toscana il Kama Kama, l’Insomnia, il Fitzcarraldo e lo Yab con la serata infrasettimanale La Raza e altre realtà che facevano parlare parecchio di loro. A Roma c’erano diversi gruppi la mia prima esperienza fu al Frankie Go (con Cajmere e Dajaé che presentavano “Brighter Days”)

A Napoli gli Angels of Love dominavano, in riviera c’era il “gotha” (noi lo chiamavamo cosi) “giocare” con loro era come essere convoCati in nazionale, in Umbria il Red Zone era una vera potenza, a Milano c’era il Matmos ma anche lo Scandal e lo stesso Plastic mi facevano partire per andare a ficcare il naso al Nord, dove c’erano anche Mazoom, Alter Ego e poi Fluid.

Com’erano tutti questi locali anche architettonicamente parlando?
Dino - C’erano locali moderni per l’epoca perchè molto minimalistici come c’erano molto locali che avevano un’architettura anni 80 ed erano stati solo un pò riadattati. L’uomo dei locali che doveva aver avuto molto successo era l’architetto Tausani, in quel periodo penso che abbia progettato la meta dei locali italiani.

Pastaboys distesi sul pavimento del Kinki
Pastaboys distesi sul pavimento del Kinki

 
Ci sono delle persone a cui siete particolarmente legati per il vostro successo?
Domanda difficile… in 20 anni abbiamo incontrato tante persone, dobbiamo molto allo staff della Irma Records: Cesare Cera, Umbi Damiani e i nostri fonici storici Ricky Ohm Guru Rinaldi, Alessandro “maestro” Garofalo il nostro tastierista storico e Guido Caliandro senza i quali non avremmo neanche acceso un computer. Ma dobbiamo molto anche a gente come Louie Vega, Frankie knuckles, Kerri Chandler, Tony Humpries o Derrick May  amici e mentori sempre pronti a supportarci. 

Gli anni 90 sono stati il periodo d’oro della notte italiana, poi qualcosa si è inceppato, cosa secondo voi?
C’è stato un calo fisiologico. Oggi c’è molta più proposta musicale ma meno senso di appartenza al club, prima l’attenzione verteva sul luogo e non sui dj. La gente sembra essere regredita nell’esigenza di ascolto e di esperienza, molte volte si accontenta di portare a casa il feticcio, la foto, seguire l’eroe irraggiungibile del momento, manca il focus su quello che è davvero favoloso, oggi conta soltanto quello che viene venduto bene e chiaccherato. Ogni poi cosa cambia molto più rapidamente: se prima era difficile oggi e’ quasi impossibile durare per 20 anni.

Pastaboys oggi
Pastaboys oggi

Oggi cosa ci portiamo dietro di quegli anni? Solo cose positive o c’è qualcosa che ha contaminato l’oggi che non riusciamo più a tirare via dal mondo della notte?
Dino – Senza quegli anni oggi non ci sarebbe niente di niente , da allora non è successo nulla di realmente rivoluzionario. Ci portiamo dietro un grande bagaglio   di esperienza e al limite l’orgoglio di poter dire io c’ero, ma poi si va avanti: la malinconia non serve a nessuno.

 
E guardando verso il futuro come vedete il futuro del clubbing nostrano?
Dino – Non penso che si possa più parlare di clubbing nostrano paradossalmente eravamo più internazionali quando eravamo italiani, la globalizzazione ci ha assorbito a volte sembriamo la colonia di questo e di quello: manca network, mancano investitori, in certi casi manca la comunicazione.

Parlatemi dei vostri progetti solisti e dei progetti futuri del trio.
In realtà questo potrebbe essere l’ultimo ballo per i Pastaboys, questo ce lo diciamo da sempre prima di ogni serata: provaci tu a stare con questi ogni giorno! Scherzi a parte finite le celebrazioni del ventennale ci prenderemo un meritatissimo periodo di pausa come gruppo anche per dedicarci ai nostri progetti individuali, chi vivrà vedrà, si dice così no?

Salutateci con un pezzo che mette d’accordo tutti e tre (ma non scannatevi!).

Rame : Con questa domanda quello che rischia di essere scannato sei tu! Come fai a chiederci un solo pezzo?!? E soprattutto quando mai siamo andati d’accordo tutti e tre?!
sceglio tu per noi.