giovanna silva

Giovanna Silva

Dalla fotografia statica dell'architettura a quella dinamica e imprevedibile della notte

a cura di Emanuele Zagor Treppiedi

Giovanna è laureata in architettura ma non fa l’architetto. Piuttosto che progettare preferisce immortalare l’architettura girarando il mondo, perché il viaggio è la sua più grande passione. È stata la photoeditor della rivista Abitare e, mentre si iscriveva al corso di Antropologia all’Università di Venezia, è riuscita a fondare la sua casa editrice: Humboldt Books, come l’esploratore Alexander von Humboldt, i cui lavori sono reportage, libri d’arte e libri di viaggio del passato. Giovanna è presente alla Biennale con Nightswimming un lavoro fotografico sulla notte: la sua ricerca l’ha portata a confrontarsi con architetti e dj recuperando materiali d’archivio, testimonianze e realizzando un video, il tutto raccolto su www.nightswimming.it. In questa intervista ci ha parlato del suo viaggio nella notte.

 

RACCONTACI CHI SEI E COSA FAI
Mi chiamo Giovanna Silva e direi che sono una fotografa.
Uso il condizionale perché in realtà non sono esattamente una fotografa. Mi è capitato di fotografare, e continuo a fare foto perché non so scrivere. Cerco di raccontare luoghi e persone attraverso immagini ecco. Viaggio molto, e ho fatto di questi spostamenti il mio lavoro. Infatti ho fondato una casa editrice che si occupa di narrativa di viaggio.

PARLACI DEL TUO LAVORO NIGHTSWIMMING PRESENTE IN BIENNALE: DI COSA PARLA, COM’È INIZIATO E COME PROCEDERÀ? COME HAI VISSUTO QUESTA ESPERIENZA DELLA BIENNALE?
Nightswimming è un progetto che racconta il mondo delle discoteche italiane dagli anni 60 ad oggi. Lo studio OMA, come curatore della Biennale, mi ha chiamato per una ricerca fotografica sulle discoteche italiane, avevano già gruppi di architetti che avevano risposto al bando di Monditalia proponendo specifici casi studio su alcuni club italiani, non mi hanno imposto un tema specifico o luoghi particolari. Credo avessero bisogno di una ricerca visiva che inquadrasse appunto i casi specifici in un discorso più ampio e che fosse più contemporanea e attuale.

 

TI PIACE VIAGGIARE E LA TUA CASA EDITRICE SI CHIAMA HUMBOLDT, COME L’ESPLORATORE, COM’È STATO QUESTO VIAGGIO E CON CHE APPROCCIO HAI AFFRONTATO IL MONDO DELLA NOTTE?
In realtà devo dire che ho più viaggiato nel tempo che nello spazio. È vero, ho fotografato club a Milano, Firenze, Roma, in Riviera. La verità però è stata che, sapendo poco o niente del mondo della notte, ho iniziato a documentarmi, leggere, incontrare persone, farmi raccontare storie. Quello che mi interessava era narrare, anche se parzialmente, come è cambiato questo mondo in circa 40 anni.

 

CHE PERSONE HAI INCONTRATO NEL TUO PERCORSO CHE TI HANNO DATO UNA MANO, SUGGERENDOTI MAGARI ALTRE TAPPE PER IL VIAGGIO?
Ogni persona che ho incontrato è stata utile a modo suo, e tutti mi hanno messo in contatto con altre persone che ritenevano interessanti. Ad un certo punto ho dovuto smettere per questioni di tempo, diciamo. Sarei potuta andare avanti all’infinito!
Tra le persone che ho intervistato ci tengo a ringraziare particolarmente Fulvio Ferrari, che si è occupato di me per mesi, portandomi a conoscere tutta la scena torinese degli anni 70 legata al Piper di Derossi, Simone KK, fonte inesauribile di suggerimenti, nomi e date, e Sergio Ricciardone, per una visione futura del mondo nel nightclubbing.

CI SONO DELLE DIFFERENZE TRA LA FOTOGRAFIA DEL PAESAGGIO D’ARCHITETTURA, CHE VEDIAMO SUL TUO SITO, E QUELLA DEI LUOGHI DELLA NOTTE?
Sì, decisamente. Quello che mi piace della fotografia di architettura è che non c’è alcuna interazione umana. L’edificio è fermo e silenzioso e tu hai tutto il tempo per trovare la tua inquadratura. Se c’è una persona nel paesaggio, aspetti che si sposti dal tuo campo visivo. C’è paradossalmente la tendenza a considerare i paesaggi architettonici come luoghi privi di vita. In discoteca hai davanti persone che si agitano, ballano, si muovono, ti vengono addosso. E le luci sono incontrollabili. C’è molta differenza. Però mi è stato utilissimo, ho imparato ad essere veloce, a fotografare senza imbarazzi.

 

 

COSA TI HA AFFASCINATO DI PIÙ DI QUESTO LAVORO?
Mi ha affascinato la partecipazione delle persone, il fatto che ci sia una reale adesione al mondo della notte.

COSA TI PORTI A CASA DA QUESTO VIAGGIO E QUAL È LA COSA PIÙ CURIOSA CHE HAI SCOPERTO?
Mi porto a casa tutta quella parte di vita che non ho mai vissuto. Lo so che c’è da non crederci, ma non ero mai stata in una discoteca prima di questo lavoro. E sapete cosa ho scoperto? Che mi diverto!

LA NOTTE OLTRE AI LUOGHI E ALLE PERSONE È FATTA DI MUSICA: QUAL È STATA LA COLONNA SONORA DI QUESTO VIAGGIO?

 

SUGGERISCICI UNA META PER UN VIAGGIO?
Consiglio Beirut. È una città molto viva, molto più viva di molte nostre città. E ha delle discoteche bellissime.