Firenze è anche la città del primo locale gay d’italia, il Tabasco, che vede la luce a metà anni settanta vicino piazza della signoria o dell’eclettico Banana Moon, un ritrovo parecchio trasversale…
B.C.: Firenze è la prima città italiana ad avere avuto uno spazio rigorosamente gay che ha aperto i battenti nel settembre 1974.
Firenze è la prima città italiana ad avere avuto uno spazio rigorosamente gay che ha aperto i battenti nel settembre 1974.
All’inizio ospitava mostre di pittura e scultura di artisti omosex, ma anche cabaret en travestì, spettacoli di drag queen e piccoli concerti; poi divenne “dancing” e trionfarono la disco music e il ballo fisico. In pochi mesi divenne un’attrazione nazionale, specialmente durante i weekend.
Al Tabasco sono passati un po’ tutti: stilisti, scrittori, musicisti, coreografi, attori. Un periodo intenso, specialmente negli anni 80. Il Banana Moon, invece, aveva un’atmosfera più alternativa, era un locale “rock friendly” vicino alle tematiche giovanili già a partire dalla fine degli anni 70. Da lì sono passati artisti come Franco Battiato, Claudio Rocchi, Roberto Cacciapaglia, Alberto Camerini, gli Skiantos, i GazNevada, il Confusional Quartet, i Luti Chroma, i Take Four Doses, i Cafè Caracas ma anche esperienze di teatro e musica gay come quelle di Ivan Cattaneo, Mario Mieli, Dirty Lovers Band, Dominot, Jimmy Onano, Roberto Polce, Vinicio Diamanti, il Collettivo Trousses Merletti Cappuccini & Cappelliere, Silvano Pantesco e tanti altri. Il Banana Moon, ancora oggi, è ricordato come il luogo da dove è partita la rivoluzione sonora degli anni 80.
La Firenze degli 80, Tondelli che scrive di “fauna d’arte” e le differenze con altri movimenti di aggregazione più o meno spensierata…
B.C.: Gli anni 80 a Firenze furono esplosivi, straordinari, incredibili. Pier Vittorio Tondelli, nel suo “Un weekend postmoderno”, ha raccontato con rigore, gioia e determinazione quello che succedeva in città. Le etichette indipendenti cominciarono a produrre gruppi nuovi; nacque anche la prima mostra mercato dedicata al mondo musicale indipendente, si chiamava “Independent Music Meeting” ed era rivolta a tutta la scena nazionale e internazionale. La prima edizione vide anche il concerto di tre gruppi basilari per Firenze: sullo stesso palco salirono i Diaframma, i Litfiba e i Neon, un evento unico e irripetibile.
I centri sociali arrivarono poi con gli anni 90 e Firenze ha avuto una geografia interessante per questo tipo di aggregazioni culturali. La musica indipendente è sempre rimasta un fiore all’occhiello per Firenze, si è trattato di una stagione che ha fatto convergere tantissime esperienze, eventi, spazi. Voglio anche ricordare la scena teatrale, compagnie come Magazzini Criminali, Krypton, Orient Express, Santagata-Morganti che sono ancora oggi punti di riferimento per la nuova scena contemporanea. I Krypton hanno lavorato con i Litfiba per la realizzazione dello spettacolo “Eneide” che proprio di recente è stato riportato sul palcoscenico con grande successo.
Nel corso degli ottanta nascono nuovi locali e poli d’attrazione diventati poi storici, come il Tenax o il Manila, dove il nuovo rock e la wave vengono suonati ma sono anche la musica che si balla. Sono gli anni di un rinascimento rock italiano che ha fra i suoi centri propulsori proprio il capoluogo toscano… Come si è evoluto l’approccio al clubbing di quegli anni?
B.C.: La scena clubbing degli anni 80 a Firenze è ricchissima di stazioni notturne; un’onda gigantesca investe la notte, il Tenax è sicuramente quello più incisivo, nasce nel 1982, in una casa del Popolo e diventa subito lo spazio dei concerti dal vivo. Qui sono passati migliaia di concerti, alcuni fondamentali per quel periodo, dai Killing Joke a Echo And The Bunnymen, dai New Order ai Bauhaus, da James White and the Contortions ai Lounge Lizards ma anche tutta la new wave made in Italy, dai Litfiba ai Denovo, dagli Scortilla ai Victrola, dai Neon a Martine Michellod, dai Pankow ai Moda. Tuttora resiste, ancora c’è, il Tenax, con più spazio ai dj internazionali.
Il Manila di Campi Bisenzio, nell’hinterland fiorentino, invece, non esiste più, ma è stato forse il locale più trasversale della scena, dove accanto a concerti internazionali come Sound, Polyrock, Spandau Ballet, Mark Almond, Boy Gorge, Flesh For Lulu, si sono viste perfomance di moda, feste di riviste come Rockstar e Frigidaire, teatro di ricerca, contaminazioni fra architettura, design e video-arte. Si passava tranquillamente da posti come il Casablanca, nel quartiere di Rifredi, primo video-bar in città al Tenax e poi al Manila per finire in club più piccoli come il Plegyne, Last Exit, VideoDiva e Stonehenge.
Il nomadismo notturno era una tradizione qui a Firenze: passare, bere, vedere, parlare e divertirsi. In questi club sono nati anche tanti progetti culturali interessanti e formativi.
Gli 80 fiorentini sono anche gli anni del Pitti Trend. Le interconnessioni fra il mondo del nightclubbing e quello della moda e della cultura dell’apparire.
B.C.: A Firenze negli anni 80 è nato il primo salone dedicato allo stilismo giovanile contemporaneo ovvero il Pitti Trend; si svolgeva due volte l’anno e coinvolgeva l’intera città. Una passerella internazionale di giovani stilisti che arrivavano da tutto il mondo come Scott Crolla, che disegnava le camicie psichedeliche per David Bowie o Romeo Gigli, Vivienne Westwood, Dries Van Noten e poi tutta la scuola italiana, Samuele Mazza, Bold, Franco Biagini, ”Che fine ha fatto Baby Jane”.
Scott Crolla, che disegnava le camicie psichedeliche per David Bowie o Romeo Gigli, Vivienne Westwood, Dries Van Noten e poi tutta la scuola italiana, Samuele Mazza, Bold, Franco Biagini
Sfilate di moda con la regia attenta e creativa di nomi come Mario Martone, Angelo Savelli e Federico Tiezzi, feste con dj e gruppi come quella con gli Psychedelic Furs, mostre di fotografia, di design, presentazioni di dischi. Tutte le vetrine dei negozi, in quei giorni, si adeguavano al nuovo stile giovanile con performance e installazioni di artisti come quella dei Nuovi Futuristi presso il negozio di Luisa Via Roma. La cultura dell’apparire era tipica di quegli anni, vi erano set fotografici dappertutto ed era facile essere immortalato in locali o a eventi e poi ritrovare le tue foto su fanzine e riviste.
Una pubblicazione come Westuff, di cui sei stato fra i promotori, riassume bene quelle che erano le contaminazioni creative e culturali di quel periodo.
B.C.: Westuff nacque sull’onda di quel momento, Firenze aveva bisogno di avere un “tabloid” che raccontasse tutto quello che accadeva in città, ma che fosse anche una sorta di finestra sul mondo. Era un trimestrale di arte, moda e spettacolo, in italiano e inglese, che potevi trovare negli shop di moda italiani, come pure nei musei di arte contemporanea di Parigi e Berlino. La nostra filosofia è sempre stata una ricerca intelligente, ci piacevano le interviste con personaggi del teatro, della musica, del design, della fotografia, della moda. Come non ricordare il fotografo Luigi Ghirri, Franca Valeri, Colin Newman, Luca Ronconi, la Societas Raffaello Sanzio, Leight Bowery, Nigel Coates, Piero Pelù, Federico Fiumani, Tom Robinson, William Dafoe.
Perché tutto questo, a un certo punto, finisce o comunque si impoverisce?
B.C.: Direi che tutto questo fermento giovanile non è mai finito, semplicemente è cambiato, si è evoluto. Molti protagonisti che studiavano a Firenze hanno trovato sintonie lavorative in altri luoghi, c’è chi è andato a New York, chi a Parigi, chi a Madrid, chi a Londra e chi a Milano. Firenze, purtroppo, non ha mai avuto ampie prospettive di lavoro per creativi ed artisti, così per tanti è stato inevitabile spostarsi in altre città. Chi, come me, è rimasto qui ha continuato a fare il proprio lavoro attraversando decenni animati e produttivi come gli anni Novanta e gli anni Zero.
Livia Satriano
Livia Satriano è nata a Napoli nel 1987. Si occupa di musica, cultura visiva e comunicazione. È autrice di No Wave. Contorsionismi e sperimentazioni dal CBGB al Tenax (crac edizioni, 2012), Gli altri Ottanta. Racconti dalla galassia post-punk italiana (Agenzia X, 2014) e ha curato la pubblicazione dell’antologia Italia No! Contaminazioni no wave italiane (Spittle Records, 2013). Sul web segue i progetti Assez Vu, Sad Movies Make Me Happy e Talking Songs.