Bruno Casini allo Space Electronic ha trascorso degli anni bellissimi e li racconta nel suo libro “Ribelli nello spazio”. Appassionato di musica andava a tutti i concerti che si tenevano al locale, da quelli rock a quelli più jazzy, comprava e scambiava dischi, ballava, ascolta e osservava i look e i comportamenti di chi frequentava lo Space: capelloni, freak, rockettari. Livia Satriano partendo quelle esperienze e da quegli anni intervista Bruno che ci racconta Firenze attraverso i luoghi e le musiche.
Livia Satriano: Firenze, città storica per antonomasia, sul finire dei ’60 si trasforma in un luogo in cui le sperimentazioni dell’architettura radicale prendono forma in spazi futuristici come il Mach2 e lo Space Electronic, non semplici locali ma luoghi in cui si afferma un’esperienza di fruizione a 360 gradi.
Bruno Casini: Negli anni 60 la Facoltà di Architettura di Firenze ha sfornato molte esperienze di “Radical Movement”: sono nati tantissimi gruppi che ribaltavano lo spazio convenzionale, come i 9999 di Carlo Caldini e Fabrizio Fiumi o gli Ufo di Lapo Binazzi e Titti Maschietto, gli Archizoom di Andrea Branzi e Gilberto Coretti o ancora Superstudio di Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo di Francia. Una generazione di “sperimentatori” che ha prodotto progetti, performance nelle piazze, reading, multivisioni e in molti casi ha dato vita a club e locali avveniristici.
È il caso per esempio dello Space Electronic, messo in piedi in pochi mesi, in pieno centro storico: un ex garage alluvionato che divenne simbolo di architettura radicale, inventato e progettato dai 9999. Un “territorio” dove la sperimentazione era di casa e si mettevano in pratica le filosofie della comunicazione di Marshall McLuhan, le pareti erano bombardate da immagini, film in super 8, diapositive, liquidi in movimento. È il 27 Febbraio 1969 quando decolla lo Space Electronic, l’anno del Festival di Woodstock negli Stati Uniti, e in pochi mesi diventa il palcoscenico alternativo del clubbing fiorentino e non solo.
Arrivarono da tutta Europa proposte musicali avant-garde, i Van Der Graaf Generator, gli Atomic Rooster, gli Audience, Rory Gallagher, gli If, i Quintessenze, i Groundhogs. Al suo interno si svolgevano happening artistici che duravano interi weekend, oppure convegni con installazioni e performance sull’Architettura Radicale. Se a Londra si andava al Marquee Club, se a New York si andava all’Electric Circus, a Firenze si andava allo Space Electronic: un salto nella cultura rock’n’roll, un salto nella contemporaneità, un salto nel nuovo intrattenimento.
Firenze si trova a dover fare i conti con la sua struttura rinascimentale, di città-gioiello, che la cristallizza e rende difficili certe vie di fuga che però, sorprendentemente, ci sono. Ne vogliamo parlare?
B. C.: Firenze è sempre stata, e sarà sempre, una “città museale” densa di storia, di arte, di cultura classica, ma in quei decenni ha tirato fuori anche un enorme “sommerso culturale”, quell’underground giovanile che ha rappresentato una scena in fermento continuo.
Firenze è sempre stata, e sarà sempre, una “città museale” densa di storia, di arte, di cultura classica, ma in quei decenni ha tirato fuori anche un enorme “sommerso culturale”, quell’underground giovanile che ha rappresentato una scena in fermento continuo.
È accaduto negli anni 60 con il beat fiorentino (I Califfi, Noi Tre), negli anni 70 con le musiche dell’impegno (il Collettivo Victor Jara con Davide Riondino) per arrivare infine ai mitici e dorati anni 80 con il cosiddetto “Rinascimento Rock”. Una città che ha sempre attraversato e sperimentato il mondo artistico giovanile, dalla musica al teatro, dalla moda al design, dal clubbing al cinema alternativo. Ricordiamo la cattedra di Storia del Cinema presso la Facoltà di Magistero a Firenze dove ha insegnato Pio Baldelli, un grande riferimento per la “controinformazione” e da dove sono passati i primi incontri con Nanni Moretti, Nanni Balestrini, il Bread and Puppet Theatre e il Living Theatre.
Nel tuo libro “Ribelli nello spazio” tracci la nascita della cultura freak a Firenze. “ecco gli anni 70: vivere in mezzo al mondo”, gli anni delle piazza e del vivere politico. Qual era il fermento che si viveva e i luoghi di ritrovo cittadini in quegli anni?
Bruno Casini: “La piazza è l’unica salvezza” cantava Giorgio Gaber… Firenze, specialmente negli anni 70, ha avuto un exploit di “ritrovi all’aperto”: le piazze diventavano luoghi di comunicazione, discussione, incontro, come piazza San Marco, dove convivevano tranquillamente i compagni militanti della sinistra extraparlamentare con tutte quelle frange hippy e freak che leggevano i libri “psichedelici” di Carlos Castaneda o “Il Signore degli Anelli” di Tolkien. Da qui, come in Piazza della Signoria o Piazza Santo Spirito, hanno avuto origine esperienze di concerti autogestiti, sono partite incursioni per andare a vedere concerti a Bologna e a Roma, si è generato una specie di “nomadismo culturale”. Da ricordare anche la nostra adesione totale alla rivista “Re Nudo” (giornale di controcultura in Italia, diretto all’epoca da Andrea Valcarenghi) che tra l’altro organizzava il Festival del Proletariato Giovanile svoltosi per tre anni a Milano, presso il Parco Lambro. Negli anni 70 esisteva una ricchissima produzione di stampa underground in Italia, nascevano comunità hippy, si svolgevano festival pop, e poi arrivarono le prime esperienze di radio libere come Controradio, la rock station più eruttiva di Firenze.
Dagli anni del “personale è politico” e delle piazze, alla nascita di una scena di club e divertimento. Come si è evoluto il rapporto fra i giovani e la musica a Firenze nel corso dei settanta?
B.C.: Negli anni 70 lo slogan “il personale è politico” diventò un nuovo percorso nella nostra vita: la musica, il nostro divertimento, le nostre scelte intime, i nostri viaggi diventarono “fare politica”. E da lì la controcultura, il femminismo, il movimento omosessuale, le occupazioni universitarie, un nuovo modo di fare politica. Dopo la stagione dello Space Electronic nacquero in città nuovi luoghi di intrattenimento come la Buccia (zona Firenze Nord), autentico spazio rock con rassegne di film underground, concerti, teatro di ricerca e performance visive
Dopo la stagione dello Space Electronic nacquero in città nuovi luoghi di intrattenimento come la Buccia (zona Firenze Nord), autentico spazio rock con rassegne di film underground, concerti, teatro di ricerca e performance visive.
Anche l’Apis Niger (di via Ghibellina) fu uno di quei locali “formativi” per le culture giovanili a Firenze: ricordava un po’ l’Amsterdam freak con concerti acustici, folk, free jazz, reading poetici, nuova letteratura, e vi si poteva anche mangiare cucina macrobiotica e vegetariana. Tra i giovani e il contesto musicale è sempre esistita una grande sintonia, specialmente all’interno di situazioni come quella dello Space Electronic con la sua generazione di band, i Sensation’s Fix di Franco Falsini, le Madri Superiori, i Now, gli Eccentrics, Doc Thompson, Time Out e tanti altri. Al suo interno si è formata una scuola di musicisti importanti come Tony Sidney che qualche anno dopo darà vita al Perigeo oppure Paolo Tofani (Ex Califfi) che entrerà negli Area di Demetrio Stratos.