Beppe Loda al Typhoon di Gambara (Brescia)

Beppe Loda al Typhoon di Gambara (Brescia)

Beppe Loda

I post hippy anni 70, l'afro in Italia e una vita divisa tra il cercare e il mettere i dischi

a cura di Emanuele Zagor Treppiedi

Beppe Loda è un'altra figura chiave per tessere le fila del clubbing italiano. Sua moglie dice di lui che ha passato metà della sua via a cercare dischi e l'altra metà a suonarli. Il locale storico di Beppe, dove ha potuto esprimere al meglio la sua passione per la musica, è stato il Typhoon. Qui si è fatto costruire una consolle su misura e ha imposto il genere afro, sia perché era l'unico dj sia perché era anche direttore artistico. Nell'intervista, grazie alla storia che ci racconta Beppe, scopriamo tutta una serie di locali afro/alternativi importanti, come il Melody Mecca di Rimini (che poi divenne l'E.C.U.) e altri importanti dj del genere afro, filone musicale che lui spiega nei dettagli.

 

Come ti sei avvicinato alla musica?
Beppe Loda: Mia madre mi ha raccontato che quando era in attesa del sottoscritto ascoltava spesso la radio e quando trasmettevano musica dice che io scalciavo. Poi già a 11 anni ascoltavo con il mangiadischi i dischi a 45 giri (7 pollici) che mia sorella Cinzia comprava ed erano sopratutto artisti italiani: Lucio Battisti, Mina, Adriano Celentano e alcuni di questi li ho ancora adesso. Con i miei genitori abitavamo in un quartiere popolare e con altri ragazzini ci incontravamo a turno in casa di quello o dell'altro per ascoltare i vari dischi che riuscivamo a recuperare.

Beppe Loda in consolle
Beppe Loda in consolle

Come ti sei avvicinato alle discoteche? Andavi a ballare? Che generi suonavi all'inizio?
B.L.: È stata la grande passione per la musica che mi ha indotto a iniziare queste nuova esperienza del dj. Non ricordo bene, era la fine del 1973 inizio 1974, e mi sono proposto come dj al Kinky un piccolo club sito in centro a Manebrio il mio comune di residenza in provincia di Brescia.
Precedentemente avevo cominciato a frequentare i locali della zona in compagnia di amici, ma non ero di certo un ballerino. Erano le ragazze e la musica i miei obbiettivi principali. Il mio primo amore è stato verso la musica rock, e agli inizi mettevo un misto di funky, blues e naturalmente di rock.

Beppe Loda @ Le Cupole Club di Manerbio - Brescia, 1974
Beppe Loda @ Le Cupole Club di Manerbio - Brescia, 1974

Come nasce lo storico Typhoon di Gambara? Sappiamo che tu hai partecipato alla progettazione dell'impianto audio ma raccontaci anche com'era architettonicamente il club, che musica si suonava e com'erano le serate. Eri l'unico dj del locale? Suonavi solo il sabato sera? Le altre sere che tipo di musica veniva proposta al Typhoon?
B.L.: Ho cominciato a lavorare al Typhoon ancora prima che aprisse, quando è passato da sala cinematografica a club e curavo la direzione artistica ma, in pratica, durante la realizzazione del locale, ho partecipato anche alle scelte per la costruzione dell'impianto audio e decisioni sulle scelte strutturali del locale. Per esempio il banco regia dj è stato realizzato su misura per me in base alla mia altezza.
Sono stato il dj resident da prima che aprisse fino alla chiusura, a parte un periodo che va da settembre 1984 a novembre 1984 (mesi in cui è stato chiuso) e durante il quale mi ero trasferito al Cosmic (altro storico locale n.d.r.) e da dicembre 1984 a marzo 1985 in cui andai al Chicago (un altro locale non secondario per la diffusione dell'afro in Italia n.d.r.).
Era un periodo in cui volevo cambiare un po' locale per ampliare le mie esperienze e così accettai la proposta di trasferirmi al Cosmic. Da settembre dell'84 ero diventato il dj resident di quel locale, ma poi a novembre venne chiuso definitivamente e io comunque avevo già deciso di andarmene: non era proprio il locale per me che ho sempre prestato molta attenzione ai contenuti e molto meno alle illusioni. Dopo il Cosmic ho girovagato in vari locali come dj one-night (tra cui il Chicago) finché non mi arrivò la richiesta piangente di uno dei proprietari del Typhoon che mi chiedeva di tornare. Al Typhoon purtroppo non ci andava più nessuno ed erano quasi sull'orlo del fallimento. Ci tornai a marzo 1985.

Ho cominciato a lavorare al Typhoon ancora prima che aprisse, quando è passato da sala cinematografica a club e svolgevo, in pratica, curavo la direzione artistica e alcune scelte progettuali/strutturali

Il Typhoon apre il 19/12/80 e chiude il 3/9/87. L'intento dei proprietari era quello di iniziare una nuova attività aziendale basandosi sulle mie idee artistico/musicali e su nuove proposte gestionali. La capienza era di circa 450 persone ed era situato a Gambara, un comune a sud/Est della provincia di Brescia. L'impianto audio era di altissimo livello: 3 amplificatori Macintosh, 8 diffusori acustici Jbl, 2 mixer Tascam M30, 4 giradischi Micro 1000 Seiki. L'impianto luci era un vero spettacolo, avevamo anche un laser molto potente.

Il Typhoon e il suo pubblico
Il Typhoon e il suo pubblico

Agli inizi il pubblico che frequentava il Typhoon era sopratutto della zona di Brescia, Verona, Cremona, Mantova che mi ha seguito quando mi sono spostato da altri locali al Typhoon; molti di questi li incontro ancora oggi per strada e tanti sono anche amici miei. Di seguito sulla scia del successo il pubblico proveniva da ogni zona d'Italia, poi dall'Austria e dalla Germania, era un pubblico misto. Il look di allora si può definire "post hippy anni 70 “.

Il Typhoon e il suo pubblico
Il Typhoon e il suo pubblico

Musicalmente parlando, il principio che mi ha mosso verso una pluralità di generi era quello di essere alternativo. Alternativo anche dagli altri locali (pochi) già considerati alternativi. Ero un resident ma con un'impostazione musicale aperta al massimo, così invitavo in varie occasioni, molti altri djs, che ritenevo di alta qualità.
Per conoscere quello che ho fatto al Typhoon bisognerebbe ascoltare tutti i dj set e che descrivono i vari passaggi musicali effettuati nel corso dei 7 anni di vita del locale e per i quali si potrebbe anche scrivere un libro.


Al Typhoon ero il solo resident. Una volta la mese, ai non stop dell'ultima domenica del mese, venivano anche altri dj perché si apriva alle 15 e si chiudeva oltre la mezzanotte, senza pause. Ogni tanto veniva un ospite il sabato, magari in occasione di una particolare festa e in determinati periodi il dj ospite veniva anche più spesso.

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Raccontaci qualche aneddoto divertente del Typhoon. Io quando penso ai locali degli anni 80 penso sempre alle cassettine e agli adesivi che si attaccavano alle macchine...
B.L.: Il potere che aveva la musica sul pubblico che frequentava il Typhoon era enorme: un sera ho fatto una scommessa con il proprietario incredulo su quello che gli dicevo. La scommessa consisteva nel fatto che dopo aver spento la musica a fine serata, quando la gente era totalmente uscita, io sarei riuscito a farli rientrare nel locale mettendo un brano a mia scelta. E così è stato! Questo può farti capire quanto avevo cognizione di quello che musicalmente stavo facendo. E poi è vero la moda di comprare le cassettine e gli adesivi era un vero business.

Articolo del Corriere di Brescia su quella che sarà l'ultima notte del Typhoon
Articolo del Corriere di Brescia su quella che sarà l'ultima notte del Typhoon

Quanto dura l'avventura del Typhoon e perché poi chiude? Dopo la chiusura in quale locale ti trasferisci?
B.L.:L'avventura Typhoon dura 7 anni e viene chiuso per questioni di ordine pubblico, veniva troppa gente e non riuscivano a entrare spargendosi così per tutta Gambara. L'articolo del Giornale di Brescia che raccontava della chiusura definitiva del Typhoon aveva stimato in 4000 le persone presenti a Gambara (comune di 3000 abitanti), ma posso assicurarti che erano almeno il doppio. Di seguito iniziai la mia esperienza come dj itinerante ma non mi è possibile elencare tutti i locali in cui ho suonato, sono veramente troppi.

 

Nella nostra ricognizione architettonica che abbiamo portano alla Biennale d'architettura abbiamo raccontato il distretto produttivo del divertimento della Riviera Romagnola. Siamo partiti dalla Baia degli angeli, che da sporting club diventa discoteca, per poi arrivare fino al Cocoricò, passando per l'Aleph e lo Slego, due locali legati più al rock e alla new wave. Il Typhoon era a Gambara: raccontaci cosa succedeva lontano dalla Rivera Romagnola....

Sappiamo che nel 1979 apre anche il Cosmic a Lazise ma quali erano gli altri locali afro/alternativi d'Italia e chi erano i dj? Possiamo dire che se si studia il fenomeno del clubbing italiano l'Italia non ha nulla da invidiare ad altre nazioni come America, Inghilterra o Germania?

L'esterno del Ciak di Bologna
L'esterno del Ciak di Bologna

B.L.: Musicalmente le mie conoscenze si fermano al Ciack di Bologna dove lavorava il maestro, al quale tutti dei djs di quella zona si sono ispirati e hanno imparato: Dj Miki. Lui è il padre di tutti i dj emiliano/romagnoli, e tutti in quella zona hanno imparato da lui. Un grande professionista di un livello superiore, amicissimo di Vasco Rossi, suonava sopratutto funky/disco. È stato veramente uno dei primissimi, se non il primo dj a mixare in italia.

 
In contemporanea al Cosmic nel bresciano aprì anche Les Cigales, locale musicalmente ben più importante del Cosmic, che ai tempi era molto molto commerciale e non sicuramente un locale alternativo, tanto meno afro, genere che nasce nel 1982. In pratica noi non consideravamo il Cosmic come un locale del nostro circuito. I locali veramente alternativi e in vari periodi "afro clubs " cioè punti di riferimento per altri djs e locali erano: il Typhoon (dove nasce l'afro nel 1982) con me, il Chicago (di Baricella, in provincia di Bologna) con Dj Ebreo e il Melody Mecca (a Rimini che poi diventerà l'E.C.U.) con dj Peri. A Milano c'era Bruno Bolla che suonava afro, ma non ricordo in quali locali.


Guarda, al giorno d'oggi grazie ad internet il mondo ha scoperto la realtà di quel periodo clubbing tutto italiano e ti posso assicurare che eravamo i migliori al mondo! Io continuo ad essere invitato in giro per il globo, ho suonato due volte al MoMA di New York, in Australia, in Giappone, negli Stati Uniti, in Canada, in Europa ed Est Europa dove ci vado 2/3 volte al mese. Adesso in giro lo chiamano erroneamente cosmic, ma in realtà il genere nostro di maggior successo era l'afro.

Dove e come ti procuravi i dischi che suonavi poi nelle tue serate?
B.L.:Ho girato mezzo mondo per i dischi, mia moglie dice "hai passato metà della tua vita a cercare dischi e l'altra metà a suonarli". Comunque molti dei miei dischi li ho comprati a Milano che negli anni 80 era il punto di riferimento europeo per i dischi: Mariposa, Gong, Discotto e molti altri. Si c'è molto Milano nel mio stile. Ma qui dovremmo aprire un capitolo lungo come un libro!

Com'è nata la definizione di musica afro e che caratteristiche diverse aveva rispetto al coevo Cosmic?
B.L.: Per la musica il termine "cosmic" non significa niente (a parte la kosmishe music tedesca dei primi anni 70). Afro significa proveniente dall'Africa. Per esempio ci sono tipi di pettinature in stile “afro“, cibo e vestiti “afro“ e tante le altre cose tra le quali anche la musica.
Il filone musicale afro italiano non deve essere inteso come un genere a sé stante, ma come un contenitore di varie esperienze musicali e sta a indicare qualsiasi genere di musica fortemente influenzata direttamente o indirettamente dai ritmi tribali e dalla cultura africana: afro-jazz, afro-percussion, afro-brasil, afro-funky, afro-cubano oppure proprio musica africana tipo afro-beat, ju ju music, highlife, reggae, blues ecc... ecc... Afro è anche il termine adottato dal pubblico prendendolo dalla serie di tapes "afro" mie.

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Ricordo anche che un giorno stavo camminavo su le Pigalle a Parigi in cerca di negozi di dischi e pensavo a quale poteva essere una definizione unica per il genere che avevo cominciato a proporre. Mi scappa l'occhio e vedo un negozio di pettinature stile "afro". Incuriosito da questo termine ho guardato il significato della parola sul vocabolario e quella era la parola giusta.
La cosa divertente della della faccenda è che poi sui dischi di percussioni che avevo era indicato il termine afro ovunque! Per di più in quel periodo andavo anche a scuola di percussioni.
Il mio intento era ed è quello di fare musica e cultura quindi la qualità musicale che proponevo al Typhoon non è paragonabile a locali commerciali come il Cosmic.

C'erano dei dj a cui ti ispiravi?
B.L.: Direi che molti si sono ispirati a me! Io agli inizi mi sono ispirato a Mec lamonti, un dj bresciano della prima generazione. Mec Lamonti ha lavorato praticamente in tutti i locali della zona. Poi mi piaceva molto Leonardo il Leopardo (rip) che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente e che lavorava a Radio 101 e in discoteca nei locali più conosciuti di Brescia città

Qual è stata la tua prima data all'estero e dove?
B.L.: 1983 a Innsbruck!

Per afro si intende musica dai ritmi tribali e dalla cultura africana: afro-jazz, afro-percussion, afro-brasil, afro-funky, afro-cubano oppure proprio musica africana tipo afro-beat, ju ju music, highlife, reggae, blues... Afro è anche il termine adottato dal pubblico prendendolo dalla serie di tapes "afro" mie.

Da più di quindici anni c'è un particolare interesse verso il suono italiano moderno. Dall'italo-disco all'afro, passando per il cosmic. Come mai secondo te? Perfino in Giappone amano molto il nostro stile.
B.L.:Credo che tutto sia determinato dal ritorno delle tastiere vintage e di conseguenza il suono analogico. È vero all'estero, prima hanno scoperto l'italo-disco poi, grazie alle interviste falsate della realtà, hanno creduto che tutto fosse cosmic ma quando hanno intervistato me la verità è venuta a galla. Il nostro mondo era l'afro e non certamente il cosmic, che era solo un locale.
Ci sono dei giovani producer o dj che segui con particolare attenzione e stima?
B.L.: Guarda di bravi ce ne sono molti. Ti cito quelli che mi vengono in mente adesso e mi perdonino gli altri: Rollo//dexx (Davide Monteverdi), Dirty Disco , Franz Underwear, Gilbert, Mooner, Ork, Mushroom Project, Craig Christon, Jann Shulze, Tolouse Low Track, Finn Bernhard, Bososki, Franz Dj, Luca Trentini.