Slego

a cura di Pier Pierucci


SLEGO
The most exciting rock club in Italy, since 1980

Ricavato da una ben raffazzonata riconversione di una vecchia balera di liscio (il Dancing Sirenetta), all’interno di una Casa Del Popolo di Viserba, sede anche di una sezione del PCI e con il sottotitolo di Psyco-dancing, nel 1980, nasce lo Slego.

 

Collage di foto della casa del popoli dove c'era anche la balera Dancing Sirenetta che successivamente grazie a dei lavori divenne lo Slego, © Rino Rinaldini
Collage di foto della casa del popoli dove c’era anche la balera Dancing Sirenetta che successivamente grazie a dei lavori divenne lo Slego, © Rino Rinaldini

 
Meno legato al look rispetto ad altri locali innovativi degli anni 80, lo Slego ha rappresentato il lato rock della Riviera, attento ai nuovi trend dell’ondata new wave, post punk e neo psichedelica.

La sua fortissima attività live gli ha conferito una grande attitudine internazionale, oltre a un successo che ben presto proietterà la sua fama oltre i confini romagnoli, tant’è che il Times l’ha definito “the most exciting rock club in Italy”.

L’idea dello Slego nasce da un gruppo di creativi, tra cui l’architetto e grafico Giovanni Tommaso Garattoni, Werther Corbelli (entrambi erano anche i dj del locale), Rino Rinaldini, Sauro Fiori e Fabio Bruschi, ovvero gli stessi che nella medesima location avevano precedentemente portato avanti, per un breve periodo, l’esperienza culturale dell’Officina Putilov.

 
Nel 1982, con il subentro dell’ARCI e con il mio arrivo, lo Slego inizia a entrare nei circuiti dei live sempre più importanti.
I dj sono Franco Fattori (che lascerà lo Slego nel 1984) e un giovanissimo Thomas Balsamini, destinato poi a raccogliere l’eredità dello Slego, trasferendo sia il progetto che il mito, nel Velvet, sui colli riminesi.

Sul piano creativo è stato fondamentale l’apporto di Giovanni Tommaso Garattoni, mettendo così in moto una macchina creativa in grado di produrre lavori e risultati particolarmente interessanti per grafica e concept, destinati addirittura a divenire rappresentativi di un’epoca.

Nel 1985, la gestione dello Slego passa all’ONU – One Nation Underground, la cooperativa di servizi culturali nata all’interno dell’ARCI di Rimini. Tra i soci c’erano: Moreno Neri, Fabio Soleri, Libero Cola, Riccardo Fabbri.
In merito alla sua dimensione imprenditoriale, lo Slego non riesce a nascondere – malgrado la sua anima e fisicità rockettara – il tipico DNA romagnolo, ossia quella capacità di adattare a un hardware non sempre di qualità, un software vincente, basato su idee, creatività, capacità relazionale, attitudine ad anticipare le tendenze.

“Se non sei stato allo Slego, non hai vissuto gli anni Ottanta”: ecco cosa si può pensare scorrendo il programma dei concerti organizzati nel rock club più mitico d’Italia.

 
In contro-tendenza all’indole del suo territorio, lo Slego però ha avuto la caratteristica di essere sempre e solo un’attività aperta tutto l’anno… tranne d’estate: memorabili le sue feste di chiusura agli inizi di Giugno. Il locale era in condivisione con la balera di liscio e d’estate si dava spazio alle attività e alle esigenze dei frequentatori più adulti della zona.

 
Rivivendo quel periodo, in cui la passione è stata la spinta per i futuri sviluppi professionali, il ricordo più emozionante – e che è citato nel libro “Riviera Club Culture” di Pierfrancesco Pacoda – riguarda il concerto dei Platters (quelli di “Only You”).

“Organizzarlo fu una scelta saggia per due motivi: da un lato, è stata nei fatti un’azione artistica post moderna; da un altro lato, mi permise di iniziare una politica live, in quanto prima di allora quelli che chiamavamo “i vecchietti della Casa del Popolo” non volevano concerti nella loro struttura… mentre ai Platters non poterono dire di no”.

“Se non sei stato allo Slego, non hai vissuto gli anni Ottanta”: ecco cosa si può pensare scorrendo il programma dei concerti organizzati nel rock club più mitico d’Italia.

Oltre alle miglior band italiane – dai Litfiba (che tennero allo Slego il loro primo concerto fuori da Firenze, loro città natale), ai Gaznevada, dai Diaframma, ai Neon, etc, la programmazione presentava quasi ogni settimana il meglio del panorama musicale mondiale per un rock club. Tra i tanti, ricordiamo i concerti dei Fleshtones, degli X, Julian Cope, Nico (ex Velvet Underground), Cult, Green On Red, Fuzztones, Died Pretty, Gun Club, Jonathan Richman, Clock DVA, Blasters, Fabulous Thunderbirds, Ramones e tanti altri.

 

Giovanni Tommaso Garattoni, Pier Pierucci e Thomas Balsamini - 1986,  © G. T. Garattoni
Giovanni Tommaso Garattoni, Pier Pierucci e Thomas Balsamini – 1986, © G. T. Garattoni

 
Dal 1989 sarà Thomas Balsamini a dare continuità all’attività dello Slego, fino al 2000, quando la società di proprietà dell’immobile decide di vendere lo stabile, per abbatterlo e far posto alla solita palazzina… lì, a 150 metri dal lungomare di Viserba.

Da qui in poi parte il mito del Velvet… ma questa è un’altra storia.

 

 

 

 


Pier Pierucci

Pier Pierucci è nato nell’ospedale di La Spezia, ma è residente a Rimini dalla nascita.
Non ha mai amato le discoteche, dice: “in qualità di cliente le ho sempre frequentate pochissimo”.
Il suo impegno nel mondo della notte è iniziato con lo Slego. Allo Slego ci è capitato: il concept del locale l’hanno creato altri. Lì ho portato inconsapevolmente quella cosa che poi ha scoperto che si chiamava marketing. Per la gestione dello Slego, ha fondato, insieme ad altri, la cooperativa ONU – One Nation Underground.
Con l’ONU ha aperto e gestito prima il Rockhudson’s (il locale dove è nato il concetto di
“divertimento sano”), poi “Io Street Club”.
Dal 1994 al 1997 è stato direttore artistico/organizzativo del Cellophane.
Dal 1998 è il responsabile marketing e creatività dell’Aquafan di Riccione.
Dal 1998 è titolare e responsabile del pacchetto turistico Operazione Riccione Notte.